Allora, proviamo a essere seri per un attimo, poi ricominciamo a riderci su... non vogliamo improvvisarci commentatori, anche perché in questi giorni il web è già inondato di sapientoni. Però qualcosina negli anni abbiamo imparato e vogliamo subito SMONTARE UN MITO che sta iniziando a circolare, prima che faccia danni...
È infatti un grande errore politico la sopravvalutazione del nemico, e soprattutto la sfiducia nei confronti del popolo. È un grande errore ragionare sulla base di emozioni, di pregiudizi e non di dati. È un grande errore lasciarsi andare al pessimismo.
Ora, è difficile avere già analisi approfondite. Ma i dati che abbiamo a disposizione (dalla CNN e altri siti), dimostrano che non è vero che il proletariato o le fasce più basse della popolazione stiano con Trump. Non è vero cioè che i "nostri" soggetti sociali di riferimento, che la maggioranza, abbia votato per Trump, ovvero per la peggiore destra reazionaria, razzista e sessista.
Intanto facciamo notare che Trump è stato eletto da 58.508.614 cittadini USA (su 231 milioni aventi diritto al voto e su una popolazione di più di 325 milioni di persone). In sostanza, solo un pugno di voti più della Clinton, che ne ha presi 58.216.903 (ovvero lo 0,2% in meno). Insomma: Trump è stato eletto dal 25% degli aventi diritto e da circa il 18% dei cittadini USA (il che la dice lunga su quanto questo sia un paese "democratico", in cui vince la maggioranza...). peraltro questo 18% non coincide in larga parte con i "nostri"!
I voti scomposti per età, razza, genere e reddito ci dicono infatti:
- che fra i 18 e i 29 anni solo il 37% ha votato per Trump. In questa fascia si riscontra invece la percentuale maggiore di astensione, di voto per Clinton o per la candidata indipendente dei Verdi. Anche nella fascia fra i 30 e i 44 anni solo il 42% dei voti vanno a Trump...
Insomma: i giovani che sono cresciuti con la crisi, gli adulti che già hanno vissuto vent'anni di precarizzazione, non si riconoscono in gran parte nelle politiche di Trump. Non sentono di avere qualcosa da perdere, sono distaccati dal teatrino della politica e sembrano aperti a considerare altre opzioni, fra cui le idee socialiste. Il voto per Trump è forte invece in quelle fasce di chi ha visto un'epoca dove ha fatto i soldi, soldi che ora ha paura di perdere. ma queste fasce di età non sono il futuro su cui lavorare!
Se poi analizziamo il voto per fattori razziali (che negli USA ricalcano in gran parte la stratificazione di classe della società), vediamo che neri, latinos e altre minoranze non hanno affatto votato per Trump! La comunità nera ha sostenuto in maniera massiccia Clinton, ma semplicemente molte delle comunità non sono andate a votare, perché non hanno mai creduto nel Sistema, non sono mai state integrate.
Sorprendente l'analisi per i redditi: dimostra che chi guadagna sotto i 50.000 dollari l'anno (cioè 3.771 euro al mese!), quindi le classi medio basse, o non sono andate proprio a votare (il 64% di astensione) o hanno votato per lo più per Clinton. Trump ha sfondato invece nei ceti medio-alti (dai 100.000 dollari annui in su)...
Tutto questo per dire cosa? Che Trump è l'espressione di quella media-grande borghesia reazionaria USA che è sempre stata una merda, che ha saputo interpretare le paure di una piccola borghesia ancora benestante ma spaventata.
Ha vinto non perché abbia saputo conquistare gli strati popolari (a parte qualche piccola fetta di "aristocrazia operaia"), ma perché ha saputo galvanizzare i "suoi", producendo più attivazione della Clinton nel suo rispettivo bacino elettorale.
CONCLUSIONE: la svolta "a destra" andrebbe di molto relativizzata, almeno da un punto di vista sociale. i giovani, le donne, le comunità di immigrati, chi negli USA produce la ricchezza, i lavoratori dipendenti, i disoccupati, gli esclusi, non solo non credono in Trump, ma sono sempre più scettici verso questo Sistema.
In realtà queste elezioni dimostrano che negli USA c'è tanto spazio nuovo per l'affermazione di un discorso socialista... speriamo che i compagni lì non si deprimano e sappiano raccogliere questi segnali.
Quanto a noi, queste elezioni ci suonino come una sveglia: basta con la sinistra moderata, con la timidezza, per vincere c'è bisogno di SOGNARE IN GRANDE, di parlare al proprio popolo e svegliarlo, di entusiasmare i militanti, di fare più fatti e meno chiacchiere!